CASA VINICOLA ALDO RAINOLDI
LOCALITÀ: VIA STELVIO 128, CHIURO (SO)
PROPRIETARIO: FAMIGLIA RAINOLDI
ENOLOGO: ALDO RAINOLDI
AGRONOMO: SONIA MANCINI
PRODUZIONE ANNUA: 185.000 BOTTIGLIE
ETTARI VITATI: 9,7
L’AZIENDA
Agli inizi degli anni Venti la Valtellina si trova in un contesto di povertà caratterizzato da emigrazioni. Come spesso accade in queste situazioni, le necessità della vita ed il desiderio di emergere per sfuggire alle difficoltà portano l’uomo ad animare il proprio spirito di intraprendenza.
“Se non getti il cuore oltre l’ostacolo e non lo fai quando ne hai le forze, probabilmente certe cose non le farai mai nella vita!”. Quante volte Aldo Rainoldi ha sentito il nonno, suo omonimo, pronunciare queste parole riferendosi agli inizi della propria carriera di piccolo commerciante valtellinese; in questa breve frase è racchiusa la caparbietà di colui da cui l’avventura della Casa Vinicola Rainoldi ha avuto inizio.
Alle successive generazioni il merito di aver trasformato l’azienda in una realtà che copre la filiera dalla produzione delle uve sino alla commercializzazione del vino anche al di fuori dei confini nazionali.
LE PERSONE
Giuseppe Rainoldi nasce nel 1850 in Arigna, piccolo paese situato sulla sponda orobica della valle, e già all’età di vent’anni, essendo proprietario dell’unico mulino esistente in zona, produce e commercia granaglie. La farina di frumento ed il mais, ingredienti essenziali per la preparazione di pane e polenta, sono in quel periodo la base per i principali alimenti di sussistenza, il disporne equivale a ricchezza. Il baratto rappresenta una delle più importanti forme di commercio e la preziosa farina può essere facilmente scambiata con altri prodotti locali quali patate, castagne, mirtilli, funghi. Giuseppe dispone in grande quantità dei frutti tipici della terra, al punto da iniziare a venderli anche nella vicina Svizzera. Il mercato è redditizio, ma purtroppo legato alla stagionalità tipicamente autunnale dei prodotti. Con l’acume tipico del commerciante, Giuseppe avverte la necessità di approvvigionarsi di un bene apprezzato e vendibile durante tutto l’arco dell’anno. La svolta nel consolidamento della propria attività di commerciante sarà il frutto di una felice intuizione: il vino!
Nel 1905 nasce Aldo, figlio di Giuseppe e promotore della Casa Vinicola Rainoldi che, ancora oggi, porta il suo nome. Nel 1925, è proprio lui a far costruire a Casacce, frazione di Chiuro, l’edificio che ancor oggi ospita la sede della Casa Vinicola. Il progetto è molto ambizioso per quell’epoca, basti pensare che furono necessari dieci anni per completare quello che, per molto tempo a venire, rimase l’unico stabile della via. Negli stessi anni Aldo affianca il padre Giuseppe nel commercio del vino, trasportandolo in piccoli fusti di castagno in Svizzera ed in tutta la Lombardia. Inizialmente la vendita del prodotto in bottiglia rappresenta solo una piccola quota della produzione, esclusiva di pochi intenditori, ma a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta, con la contemporanea indicazione dell’annata sull’etichetta, l’imbottigliamento del vino diventa preponderante.
All’inizio degli anni Sessanta è Giuseppe (Peppino per gli amici), figlio di Aldo, ad assumere le redini dell’Azienda e proprio grazie alla sua vivace intraprendenza si ha una redditizia espansione del mercato, soprattutto estero. Europa, Stati Uniti, Canada, Giappone, est asiatico: Giuseppe intuisce subito che il consumatore di vino è sempre più cosmopolita e cittadino del mondo e che si rende necessario l’ampliamento della gamma di prodotti al fine di soddisfare una domanda sempre più diversificata ed internazionale.
Nel 1994 Aldo, nipote di Giuseppe, si iscrive al corso di Viticoltura ed Enologia dell’Università di Torino. A fine anni Novanta, terminati gli studi e dopo una serie di esperienze in altre realtà viticole, anch’egli si unisce all’Azienda nel segno della continuità familiare. Ottimizzare e razionalizzare gli aspetti produttivi nel segno della tradizione manageriale dell’azienda, ampliare i mercati e coniugare la qualità del prodotto con il rispetto dell’ambiente sono gli obiettivi quotidiani.
LA FILOSOFIA
In cantina il senso dello slogan “il vino come cultura” si avvalora nella già citata “farmacia dei sani”, in principio vasca per l’affinamento ed ora angolo destinato a custodire i grandi formati delle migliori Riserve, e nell’Infernot, colmo di casse in legno di vini che hanno fatto la storia dell’azienda.
Infatti, come spesso afferma Giuseppe Rainoldi, per interpretare il futuro bisogna conoscere il passato: “le vecchie annate sono importanti per verificare il lavoro fatto nelle vendemmie precedenti, ma ci aiutano a comunicare meglio le enormi potenzialità di questi vini nel tempo”.
IL TERRITORIO
La Valtellina è una valle montana che si estende in direzione est-ovest nel nord Italia. La seconda area di maggiore diffusione del Nebbiolo al mondo e la più estesa viticoltura di pendenza in Italia. La terza a livello europeo.
Un territorio unico, affascinante, dominato da oltre 2500 chilometri di muri a secco. Una fascia vitata straordinaria che permette la coltivazione ottimale del Nebbiolo grazie alla particolare condizione microclimatica presente a queste latitudini: basti pensare che a ridosso dei muri a secco crescono spontaneamente Cactus e altre piante grasse. Una vera macchia mediterranea nel cuore delle Alpi.
Qui il vitigno Nebbiolo - chiamato localmente Chiavennasca - sa donare vini profumati, di grande finezza e longevi. Chiavennasca, dal dialetto “Ciù Vinasca”, significa “più vinosa”, come avevano compreso già nel dodicesimo secolo i monaci benedettini, i primi a intuire la potenzialità e l’adattabilità del vitigno alla situazione pedoclimatica valtellinese.
Un vino di grande qualità quello valtellinese. Il risultato della combinazione di più fattori. L’esposizione a sud di tutti i vigneti e la forte pendenza degli stessi, che determinano un’insolazione del tutto straordinaria. Le forti escursioni termiche tra il giorno e la notte, tipiche degli autunni secchi e soleggiati, che permettono di avere grappoli più sani e vini più aromatici. I terreni leggeri, poco profondi, sciolti, mai umidi e soprattutto con produzioni per ettaro contenute. L’età media dei vigneti che supera i sessant’anni, garanzia di qualità.
Vigneti davvero unici, che necessitano di grande cura e attenzione e di una lavorazione che viene fatta esclusivamente a mano. Una viticoltura di montagna che richiede circa 1.200 ore di lavoro all’anno per ettaro - quattro volte il tempo impiegato nelle viticolture di collina - e una vendemmia che talvolta viene effettuata con l’aiuto dell’elicottero per trasportare l’uva raccolta dai terrazzamenti a valle.